Exclamation

Exclamation

Dal 23 al 26 ottobre alla galleria Gard in zona Ostiense ha avuto luogo la collettiva Exclamation a cura di Ignorarte.
Hanno esposto diciotto artisti tra cui la sottoscritta.
L’evento si è concluso sabato 26 con la performance di Donatella Vici: “Okjökull”. Questo nome così esotico corrisponde a un ghiacciaio o meglio un ex-ghiacciaio. Negli ultimi tempi, a causa del surriscaldamento globale e dell’inquinamento, Okjökull ha perso il suo status di ghiacciaio perenne.
Stare in piedi per ore su un blocco di ghiaccio aspettando che si sciolga, avvolti da messaggi radio che fanno riflettere sulle condizioni critiche del nostro pianeta. Solo il tempo ci separa dalla fine di tutto quello che abbiamo sempre avuto e abitato…
La Vici ha anche esposto due lightbox dal titolo: “My life his life our life”. Il metallo è ossidato dall’acqua che dovrebbe essere ghiaccio e poi c’è un primissimo piano sugli occhi. Questa autodistruzione appartiene a tutti noi e non c’è via di fuga in quanto i più deboli sono sopraffatti dall’avidità dei potenti, tuttavia nemmeno per questi ultimi c’è salvezza in quanto sono schiacciati da un sistema che hanno imitato, introiettato e fatto proprio ma che li allontana da se stessi e dalle proprie esigenze primarie.
Riflettere sulla nostra casa malata accomuna molti artisti della collettiva: Carla Sacco con “Immondo” figura un pianeta da cui tutti gli animali stanno scappando, la colomba della pace è solo un piccione condannato come Cristo a portare una corona di spine, Daniela Cannarozzo con “Gaia Mater” mette in luce un prato ma fatto di plastica e coperto di plastica, in cui solo la plastica può emergere dalla superficie di plastica, ma si intravede un volto residuo di vita. Nelle “Mistiche” di Tina Vitale volti prendono vita insieme alle foglie: il rapporto con la natura è mistico e positivo: fornisce un punto indispensabile per la costruzione della propria identità. Da mistico a magico in un’atmosfera dichiaratamente favolistica si trova la ricerca di Cinzia Colombo con: “Storia di un fagiolo magico”. Qui la pianta di fagiolo è esposta completa del suo apparato radicale, ormai ha detto quello che doveva dire, ormai è morto e aspetta che l’umanità recepisca il suo messaggio di natura magica. Ci riusciremo?  L’uovo è perfetto, la sua mistica è il soggetto della ricerca di “Proteic O…” di Salvatore Cammilleri in cui sono state esposte vere uova. Il giorno dell’inaugurazione c’è stato un incidente che ha visto protagonista la figura mitologica di mio cug(g)ino l’ingegnere che maldestramente, con il suo zainetto, le ha rovesciate facendo una frittata diventando suo malgrado performer per un giorno. Dopo l’imbarazzo iniziale l’artista ha reagito facendo diventare l’istallazione interattiva e viva: così il 26 chi ne aveva voglia poteva prendere e rompere un uovo a terra! (Ho già scritto su quest’artista e quest’opera in un altro articolo di questo blog: http://www.barbaragioiello.com/?p=609 )
Come dicevo alla collettiva ho partecipato anche io con: “331 gg in terapia psichiatrica”. Si tratta di un’opera che rappresenta una lucertola: tutte le squame sono state fatte con dei blister di farmaci che ho preso perché me li ha prescritti la specialista. Seguirà a breve, sempre su questo blog, la pubblicazione del “Manifesto della Blister Art”: sì non assomiglia a niente che ho visto prima e ho avuto l’esigenza di scriverne un manifesto. I blister sono residui della cura, residui della salute come bene di consumo che, in quanto tale, soccombe alle non-leggi del capitalismo. C’è una gioia di fondo in questa tecnica, gioia di curarsi in maniera facile e prêt-à-porter. La salute è a portata di mano come bere un bicchier d’acqua. Echi hirstiani, in quanto l’artista britannico già aveva messo in luce la spettacolarizzazione delle farmacie che ha invaso i nostri tempi in una sorta di disneyland della salute. Una visione più cupa della psichiatria storica viene messa in evidenza da Cinzia Ceccarelli in: “Spouses / Backup and Restoration”. Qui il cervello viene tolto dalla scatola cranica e messo ai piedi del cadavere cui apparteneva. Per analizzare e capire l’organo più importante del corpo storicamente è stato necessario sezionarlo e studiarlo in una sorta di cannibalismo escatologico. Fortunatamente, per i pazienti, sono passati molti anni dagli esordi della psichiatria e adesso è diventata anch’essa il cagnolino del capitalismo. Sono curiosa di sapere cosa succederà tra un ventennio… Ed eccoci alla storia e al citazionismo! Cominciamo con Joollook e la loro “Giostra Etrusca” se vi piacciono le giostre leggete questo: http://www.barbaragioiello.com/?p=615 , ma qui a differenza della ricerca del Berruti la giostra è rigorosamente in bianco e nero e bidimensionale, sembra una roulette di geroglifici. Gli storici si dividono fra chi colloca gli etruschi nella storia e chi li colloca nella protostoria. In realtà l’argine tra queste due ere è proprio l’uso della scrittura che sì gli etruschi conoscevano ma usavano solo per finalità sacre e religiose non per la trasmissione dell’esperienza.
Appena ho visto le opere di Maria Carla Mancinelli ho pensato a Turner: l’uso del bianco è prepotente e fa solo intravedere un residuo di un paesaggio sovraesposto, la protagonista dei suoi dipinti è indubbiamente la luce e il titolo lo conferma alla lettera: “L’urgenza della luce”. Cavalieri, regine impiccate, armature e horror vacui inseriti volutamente in una spazialità paratattica ed è subito medioevo con “Flying Hearts” di Gianna Amendola, artista dal segno veramente molto personale e facilmente riconoscibile fra un milione. Con “Energheia” Silvia Struglia vuole fermare il tempo per figurare istantanee di una storia; la fabula è sospesa per concentrarsi nel momento in cui, con un’epifania, ci appropriamo di un tempo infinito e senza argini.
Dopo tutto questo ricercare e dopo aver bevuto all’ottimo buffet abbiamo bisogno di fare una puntatina in bagno; ci mettiamo in fila insieme agli altri visitatori con le macchine fotografiche al collo e lo sguardo estasiato… la fila scorre lenta perché c’è un’installazione sonora: “Dal chiuso dell’acqua” di Mauro Bagella e Lisa Monna, sullo specchio la scritta: “Con tutto lo sporco che c’è intorno non senti il bisogno del mare?!”. Una medusa scende con i suoi tentacoli luminosi dal soffitto, le creature marine ci avvolgono e ci fanno compagnia durante la nostra umida visita…
Siamo negli abissi, nell’esoterico dove incontriamo gli arcani maggiori dei tarocchi: il carro, la torre, la papessa e la temperanza negli scatti di Francesca Nesteri. Dal buio dello sfondo emergono drappi bianchi che avvolgono il corpo dell’artista. La luce della papessa ci mostra la via dell’irrazionale e dell’intuizione; ci spiega che con la sola logica e la razionalità possiamo avere una visione solo superficiale dei fenomeni che ci circondano. Guardare un’oggetto attraverso una diafanità per svelarne il genotipo e l’aspetto esoterico; negli scatti di Vera Gjermundsen la trasparenza è necessaria per filtrare la realtà e svelarne gli aspetti essenziali ma celati dal rumore e dal superfluo. Ci avviamo alla conclusione della nostra visita con i ginecei di Louise Roeters, artista che dipinge solo donne. Usa una tecnica molto personale dipingendo su carta d’alluminio attraverso una complessa preparazione. In questo caso “Gwendalina” è sdraiata e seducente come un’odalisca di Ingres. Finiamo con i lavori che sono piaciuti di più al mio mitico cug(g)ino l’ingegnere: si tratta di sculture composte da metallo e plastiche. La tecnica è elaborata e precisa e Cavalieri Arteinacciaio le ha nominate Exclamation come la nostra poliedrica collettiva!