Tra bisogno di contatto e paura del contagio. Le Veneri di Lucas Cranach il Vecchio

La quarantena è finita, ormai siamo da un pezzo nella fase 3, eppure quando gli altri si avvicinano per salutarci abbiamo paura e sospetto che l’affettuosità possa essere veicolo di malattia.
Come si orientavano 500 anni fa tra bisogno di contatto e paura del contagio?
Lo vediamo in questa breve analisi di un celebre quadro del Rinascimento fiammingo.

Lucas Cranach Il Vecchio:
Venere e Cupido che reca il favo di miele
1531
Galleria Borghese (Stanza di Ercole)

Descrizione

In questo dipinto Lucas Cranach il vecchio raffigura Venere e suo figlio Cupido.
Sullo sfondo bruno si staglia il tronco spoglio di un albero, la corteccia rugosa è in contrasto con la carnagione eburnea della Venere e il suo corpo allungato e morbido. E’ nuda e tiene un drappo leggerissimo tra il braccio destro poggiato sull’albero e la mano destra, il drappo non la copre ma ne evidenzia la sensualità. Il braccio destro è leggermente piegato a sottolineare la sinuosità del suo corpo. In contrasto con la nudità, veste un elegante cappello nero con i profili rossi ornato con eleganti piume blu dai riflessi bianchi. I capelli sono rossi e raccolti a crocchia da un elegante rete ingioiellata; al collo ha un prezioso collier. Fissa lo spettatore, senza alcuna traccia di pudicizia della propria nudità e sorride dolcemente.
Ai suoi piedi il piccolo Cupido guarda la madre dal basso. Di carnagione più cupa, il suo corpo è carico di chiaroscuri che mettono in risalto le rotondità del bambino. Ha le ali celesti con i riflessi bianchi come le piume del cappello della madre. Reca tra la mani un favo di miele, alcune api sono uscite dal favo e si posano sulle sue braccia e sull’albero. E’ imbronciato e cerca la madre con lo sguardo: il piccolo Amore si è punto e cerca consolazione dalla madre come fanno tutti i bambini.
In alto a destra sullo sfondo si staglia una scritta chiara: si tratta di un distico moraleggiante dell’umanista Chelidonio.

Analisi

Il dipinto è ambientato in Arcadia per la nudità dei personaggi ma anche all’inizio del 1500 per via del cappello, dell’acconciatura e del collier di foggia rinascimentale.
In realtà tratta un tema universale ed è quindi attuale in tutte le epoche, la spiegazione moraleggiante è esplicitata dal distico.
Il piccolo Amore per giocare ha rubato un favo di miele dall’albero e le api lo hanno punto; ha colto le sue delizie direttamente dalla natura ma senza un appoggio morale ne soffre perché i frutti di amore sanno anche essere pungenti e far patire. Nel distico Chelidonio evidenzia che la voluptas di poca durata è accompagnata dal dolore, il riferimento è alla promiscuità e alle malattie veneree molto diffuse all’epoca come la terribile sifilide.